Una serata come quella di ieri la aspettavano tutti. Lui per primo. Soprattutto nel secondo tempo del match contro l’Atalanta, Lukaku è tornato a essere un “fattore”. Come nell’anno dello scudetto di Conte e nella stagione precedente, quella delle 34 reti, suo record personale. Venticinque minuti di ottimo spessore contro la Dea, dopo una primo tempo così così, non bastano per cantare vittoria, per dire che Big Rom è del tutto recuperato. E’ lui il primo a sapere che la strada da fare è parecchia e che la condizione fisica deve crescere parecchio. Il segnale lanciato di fronte agli uomini di Gasperini però è stato di quelli importanti. Quando la squadra ha rinunciato ai lanci lunghi e lo ha servito… “palla addosso”, mentre il belga al limite dell’area prendeva posizione come un pivot della pallacanestro, si sono riaccese le… luci a San Siro. E Romelu è tornato a essere il faro del gioco, la sponda per diverse azioni pericolose: ha dialogato con Barella e Lautaro, sotto il profilo fisico ha messo sotto negli uno contro uno Scalvini e Djimsiti e nella ripresa ha ricevuto solo applausi.
I venticinque minuti di discreto livello mostrati prima di uscire hanno fatto aumentare i rammarichi per quello che poteva essere e non è stata (finora) la stagione del numero 90. L’Inter ha pagato 7,6 milioni, più 5 di bonus, il suo prestito al Chelsea perché era (ed è) convinta che Big Rom possa spostare gli equilibri della Serie A. Il problema è che finora non ha quasi mai potuto contarci e che anche adesso il belga non può essere considerato al 100%. E’ evidente che i suoi movimenti non siano sciolti, che lo scatto non sia quello dei giorni d’oro. Inzaghi non può pensare di farlo giocare titolare domenica nel derby perché sa che il suo centravanti va gestito con attenzione, ma ha ritrovato, in ottica Champions (il 22 l’andata degli ottavi contro il Porto), un elemento chiave: “E’ andato bene – ha ammesso il tecnico emiliano – e sono contento di come lo vedo lavorare. Più passa il tempo e più sta meglio”. Parole che per Romelu saranno come benzina nel serbatoio del morale. Per tornare davvero se stesso ora ha bisogno di segnare e soprattutto di giocare con continuità, come nei giorni d’oro quando travolgeva gli avversari come birilli ed era il Superman nerazzurro.