Inter

In casa Inter ormai sono giorni che si parla solamente del caso Skriniar, ormai dato al 90% con il borsone verso altri lidi, non solo PSG come ha detto il suo procuratore.

Soffermiamoci proprio sulla figura di Roberto Sistici, che cura gli affari del difensore interista, non è il primo e non sarà l’ultimo procuratore che tramerà alle spalle della società per trarre vantaggio economico, per lui e per il suo assistito.

Le sue parole di Lunedi sera rimbombano come un fulmine a ciel sereno, in contemporanea con l’espulsione proprio di Skriniar, lui in diretta televisiva si prodiga in un’arringa scaricabarile ai danni dell’Inter, praticamente addossandogli tutte le colpe del non rinnovo.

I modi sono pessimi, e se è vero che il calciatore può decidere dove voler andare, ci sono maniere e tempi diversi per poter dire e fare determinate cose, sopratutto se il giocatore in questione è Capitano e idolo della tifoseria.

Si, proprio quella tifoseria che anche lunedi non ha mai smesso di mandargli messaggi d’amore, come ha fatto anche lui proprio qualche mese fa dopo aver risposto all’ennesima domanda su un suo eventuale trasferimento.

Le condizioni economiche interiste ormai le conosciamo tutti, figuriamoci loro, se non è stato ceduto in estate è proprio perchè visti i rapporti, si pensava di riuscirlo a trattenere con un’offerta comunque importante (ed effettivamente lo è).

Le scelte si fanno, queste non le critica nessuno, si può sicuramente mugugnare ma vanno rispettate, i modi e l’educazione però non si comprano con i soldi degli sceicchi, soprattutto quando la dirigenza e la tifoseria continuano a dedicarti solo amore.

E allora andrebbero riformate anche le regole, perchè in questi casi, sopratutto dopo la pandemia, chi ci perde è solo la struttura societaria in termini economici, sotto scacco di procuratori e calciatori, che avanzano pretese assurde, come una fidanzata che deve scegliere tra il compagno e l’amante che le offre un anello d’oro.

Una buona idea sarebbe un indennizzo, seppur minimo, per le società che perdono giocatori a parametro zero, in determinate condizioni ovviamente, non in maniera consensuale.

Ma qui si apre uno scenario con tanti angoli bui, tutto cambiò quel 15 Dicembre 1995 con la sentenza Bosman.

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