Sole24Ore

La situazione societaria dell’Inter si inserisce in un quadro geopolitico tutt’altro che trascurabile, se rapportato alle possibili decisioni di Suning in merito al futuro nerazzurro. Il tema societario resta caldissimo in casa interista e i tifosi si chiedono se davvero la famiglia Zhang, dopo più di 6 anni di continua ascesa, lascerà ad altri il timone del club. Con il noto giornalista de Il Sole 24 Ore, Marco Bellinazzo, abbiamo provato a fare chiarezza sugli scenari in ballo, partendo dal quadro tracciato in “Le Nuove Guerre del Calcio – Gli affari delle corporation e la rivolta dei tifosi”, il nuovo libro di Bellinazzo (in uscita il 15 novembre, con presentazione il 16 novembre alla Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano). Ecco le sue parole:

Il 15 novembre uscirà il suo nuovo libro: “Le nuove guerre del calcio. Gli affari delle corporation e la rivolta dei tifosi”.

L’intento era quello di raccontare l’evoluzione del calcio negli ultimi 20 anni, in rapporto agli interessi delle corporation sportive, che si sono sovrapposti a quelli di altri soggetti, dai fondi di investimento ai grandi network planetari e ai fondi sovrani e autocratici. Stiamo assistendo a una trasformazione che rischia di modificare il calcio che conoscevamo, popolare e legato ai territori e che aveva al centro non gli interessi economici, ma la passione dei tifosi. E’ una deriva cominciata già da qualche anno, che si è accentuata negli ultimi tempi e che rischia, da qui al 2030, di distruggere il modello di calcio che abbiamo imparato a conoscere e che amiamo, in favore di qualcosa di sempre più asettico.

Le voci su una cessione della società da parte di Zhang si sono moltiplicate. Crede che sia quella la traccia da seguire? O dobbiamo ritenere più probabile l’ingresso di un partner che possa aiutare Suning nella gestione del club?

Anche qui: ragioniamo su un club italiano importante come l’Inter, ma non ci accorgiamo del fatto che in gioco ci siano dinamiche molto più ampie. Quando, tra il 2015 e il 2017, Xi Jinping e la Cina hanno deciso di investire nel calcio, l’Inter è stata il fiore all’occhiello di questi investimenti. Suning ha immesso nel club più di 700 milioni, riportandolo ai vertici del calcio italiano. Quando però la Cina ha deciso per una svolta sugli investimenti mirati più al campo nazionale, l’Inter ne ha risentito. Ora, siamo in una nuova fase: quello di Xi Jinping non è stato un arretramento assoluto. La Cina ha appena ospitato le Olimpiadi invernali. Non è da escludere a priori un nuovo cambiamento di rotta. Il futuro dell’Inter, dunque, si giocherà anche in ambito geopolitico. Zhang ha avuto le sue difficoltà, ma non avrebbe problemi nel continuare a finanziare il club. In caso di cessione, però, sarei più propenso a pensare a una cessione del pacchetto di maggioranza, rispetto a ipotesi di cessioni minoritarie. Anche qui c’è un discorso politico da fare: Suning cederebbe l’Inter a una corporation americana nonostante i freddi rapporti tra USA e Cina? O magari favorire gli interessi di partner mediorientali, più vicini alle politiche cinesi?

Come limite temporale per le decisioni da prendere c’è il 2024, anno in cui scadranno i termini per la restituzione della somma dovuta a Oaktree. Ma Zhang sta anche provando a cercare sul mercato un partner che possa aiutare Suning negli investimenti e ridurre l’indebitamento del club, il vero problema dell’Inter. Quelle di Zhang durante l’assemblea degli azionisti non erano dichiarazioni di facciata o propaganda, ma rispecchiano un clima più sereno in Cina e la volontà della famiglia Zhang di restare al timone dell’Inter.

In questi giorni, Il Sole 24 Ore ha parlato di un tentativo di Zhang di rinegoziare il prestito elargito da Oaktree, in scadenza nel 2024. E’ uno scenario realistico? Quante possibilità di sono che ciò avvenga davvero?

Possibilità ce ne sono, ma il problema per il momento è il rialzo dei tassi d’interesse, che non sembra una tendenza temporanea, viste le dinamiche inflazionistiche. Se vai a rinegoziare un prestito, difficilmente riusciresti a rifinanziarlo a un tasso d’interesse più favorevole rispetto a quello attuale. Questa è l’incognita dietro le difficoltà rispetto a un’ipotesi di rinegoziazione, che poi è il piano A di Zhang. Ma lo sarebbe di ogni proprietà: nessuno vuole trattare una cessione con un timing prefissato che agevola il compratore. Avere più tempo vuol dire avere anche maggiori spazi di manovra. Le difficoltà della congiuntura finanziaria, però, sono innegabili. C’è ancora tempo, ma il piano A di Zhang resta quello di una rinegoziazione del prestito con la ricerca di un partner. C’è anche da dire, però, un’altra cosa importante.

Difficilmente qualcuno mette dei soldi per far comandare altri. Nel calcio è un ragionamento plausibile. Anche se gli scenari, da questo punto di vista, stanno un po’ cambiando. Dopo la pandemia, come racconto nel libro, le varie leghe americane hanno aperto alla possibilità che dei fondi possano avere delle partecipazioni nelle franchigie. Ma sono partecipazioni esclusivamente minoritarie. Eppure, di fronte a questa ipotesi, tanti fondi stanno acquistando dei pacchetti nelle varie società. Questo perché quelle franchigie vedranno nei prossimi anni un incremento di fatturato e valore. Tutti i report indicano una tendenza analoga nel calcio europeo. Ecco perché gli americani stanno comprando tanto in Europa. C’è la possibilità concreta che questo avvenga anche per i club di calcio. Ecco perché non è del tutto bizzarro pensare che si possa trovare un fondo disposto ad acquistare una quota di minoranza.

l’Inter non può continuare a lungo con la politica dell’autofinanziamento…

Non c’è dubbio. Per lo sviluppo portentoso che ha avuto il calcio prima della pandemia e che riavrà in futuro, è evidente che servano investimenti per creare le condizioni che consentano a un club del livello dell’Inter di incrementare in maniera strutturale i propri ricavi. Servono altri 150 milioni circa per arrivare stabilmente a 500 milioni di euro di ricavi per restare nell’elite europea. E’ un discorso che passa inevitabilmente anche dallo stadio, ma lo sanno chiaramente anche Red Bird per il Milan e Suning per l’Inter, o eventuali compratori. Ma l’Inter ha il potenziale per realizzare questa crescita.

A questo punto, quanto è realistico pensare a una cessione dell’Inter prima del 2024? C’è chi ipotizza prima della fine della stagione…

E’ complicato fissare deadline. Una, quasi naturale, è come detto quella del 2024. Potrebbe essere l’andamento macroeconomico a determinare le decisioni di grandi investitori nel voler investire in un club come l’Inter. In questa fase di incertezza, è difficile immaginare conclusioni di operazioni, che hanno bisogno che tanti tasselli vadano a posto.

Bisogna orientarsi definitivamente sulla pista americana oppure quella araba non è da accantonare del tutto?

La pista americana, per le dinamiche che abbiamo detto, mi sembra quella accreditata. La tendenza in Europa è piuttosto chiara. Ma ci sono ragioni per credere che l’altro grande canale resti comunque aperto. Se gli oligarchi russi e cinesi sono in ritirata, queste due piste sono da tenere aperte, con varie formule. E questo vale per altri club italiani. Io sono sempre stato molto scettico su PIF, perché ha investito nel Newcastle e un altro investimento sarebbe incompatibile con le normative europee. Ma non c’è solo PIF in quell’area.

Si è parlato anche di Investcorp, il fondo che voleva il Milan…

Che è una realtà ibrida, che mette insieme investitori privati e sovrani del Bahrain. Ci sono tante realtà che fanno capire come i due epicentri siano USA e Medio Oriente.

Questione main sponsor: l’Inter avrà un nuovo partner a stagione in corso?

Credo che la società stia lavorando per risolvere la questione entro la ripresa del campionato. Finora non è stato risolto il contratto con Digitalbits perché si è tentato in tutti i modi di recuperare le somme dovute. Ma, nel momento in cui l’inadempimento è diventato strutturale, non c’è più il margine per proseguire. Sono stati valutati in questi mesi altri dossier e offerte che potrebbero regalare un nuovo main sponsor già da gennaio. Ma l’Inter deve muoversi con molta cautela per non trovarsi in causa con Digitalbits. Per quello fin qui sono state adottate misure alternative. Ma i tempi sono mature per delle scelte. Credo ci sarà presto un nuovo main sponsor a cifre più o meno uguali a quelle concordate con Digitalbits. La maglia dell’Inter, considerato anche il cammino in Champions, ha ormai quel valore di 25-30 milioni all’anno.

Stesso discorso per il rinnovo con Nike?

Sì, ormai il valore dell’Inter è attestato su queste cifre, sarebbe sbagliato accettare numeri più bassi.

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