A tutto Javier Zanetti. Il vice presidente dell’Inter, ex capitano dei nerazzurri, ha parlato di attualità e non solo in un’intervista esclusiva a Il Giorno: “Spero che quanto accaduto a San Siro, con la curva Nord che si svuota, non succeda mai più. Quest’anno abbiamo registrato tanti sold out: un record nella storia del club. La gente deve tornare allo stadio”.
C’è il rischio ora che le famiglie ti tifosi possano decidere di abbandonare lo stadio e restare a casa?
“Non credo che ora la gente voglia scappare, l’impulso del tifoso è più forte di quel che è accaduto. Però vanno rispettati i valori dello sport”.
Gli ultras non sono normali fan: hanno troppo potere nelle curve?
“Non voglio dividere i tifosi… parlo di tutti. Cose come quelle dell’altra sera non mi piacciono. Lavoreremo sempre per riempire lo stadio”.
A proposito di San Siro, Inter e Milan vogliono demolire e ricostruire il Meazza. Perché è così importante un nuovo impianto?
“Dispiace perdere San Siro: c’è una visione romantica, ma è tempo di grande innovazione. Dobbiamo migliorare la struttura per offrire al tifoso uno stadio all’avanguardia e un’esperienza che vada oltre la partita”.
Vicepresidente dell’Inter, imprenditore, uomo impegnato nel sociale…
“Sono qui da 27 anni e quando viaggio all’estero l’Italia mi manca. Mi sono sempre sentito a casa, a Milano. Sono padre di tre figli italiani”.
Nella sua esperienza da dirigente ha ereditato qualcosa da Massimo Moratti?
“Sicuramente il senso di appartenenza. Moratti e suo padre sono l’Inter. Ci sentiamo spesso, per questo club sarà sempre importante. Io cerco di continuare a trasmettere i veri valori dell’Inter come faceva lui”.
A proposito di valori e maglia: ha spiegato a Skriniar che può essere lui “capitan futuro“?
“Parlo spesso con i ragazzi e Skriniar ha un profilo molto importante per come approccia la cultura del lavoro. Io in passato ero così: parlare poco, dimostrare tanto. Spero resti a lungo con noi. Quando arrivai a Milano per me l’Inter era il massimo, e ho fatto tutta la carriera qui. Molti miei compagni di allora decisero di cambiare squadra: con il tempo mi hanno confessato che è stato un grande errore lasciare l’Inter…”.
Lei crede di aver fatto errori da dirigente?
“Il buon dirigente è quello che fa meno errori possibile. Anche da calciatore gli sbagli mi sono serviti per migliorare”.
“Sono epoche diverse, ma la rivalità c’è sempre e al di là della classifica non vedo un favorito. Questa sfida arriva al momento giusto: noi non possiamo permetterci passi falsi”.
Però Inzaghi guarda Allegri dall’alto verso il basso?
“Non è un’anomalia. Inzaghi è un ottimo allenatore. Abbiamo vissuto stati momenti di difficoltà, ma Simone ha intrapreso il percorso giusto, dimostrando di saper gestire la pressione. Se le cose vanno male il problema è di tutta l’Inter, i ragazzi hanno reagito come dovevano”.
Cos’è per lei Juventus-Inter?
“Penso alla vittoria in Supercoppa nel 2005 con gol di Veron. Fu l’inizio di un filotto vincente”
I maligni dicono che l’Inter è tornata a vincere grazie agli juventini Conte e Marotta…
“L’Inter è tornata a vincere perchè ha fatto l’Inter. Antonio si è dimostrato un grande professionista, Marotta è un dirigente di cui conosciamo bene il valore. Aggiungo una cosa: quest’anno ci dicevano di mandar via Inzaghi dopo il ko con la Roma, roba da mettersi le mani nei capelli… Bisogna ragionare in maniera tranquilla: abbiamo vinto prima con Conte, poi sono arrivati altri trofei con Inzaghi. L’inter è protagonista da 4 anni”.
Il Var, nei suoi anni da giocatore, avrebbe cambiato la storia del calcio italiano?
“Non lo so… In passato ci sono stati tanti episodi discutibili, è vero, però fa parte del gioco”.
Ma la Juventus era davvero la squadra più forte?
“Io dicevo sempre a Moratti che continuando a lavorare come stavamo facendo sarebbe arrivato il nostro momento. Il tempo mi ha dato ragione”.
Ha detto le stesse cose anche a Steven Zhang?
“Sì. Le vittorie arrivano con cultura del lavoro e programmazione. Nel calcio serve tempo”.