C’era una volta una squadra di nome Inter, che andava in vantaggio e poi perdeva le partite, in una, due, tre occasioni. L’ultima nemmeno due settimane fa, con la Roma. C’erano un gruppo e un allenatore con le spalle al muro prima della sfida di andata contro il Barcellona: nove giorni dopo attorno all’Inter c’è un paesaggio tutto nuovo, un orizzonte diverso.

Lautaro e Barella trascinatori

«Abbiamo parlato tanto, capito le difficoltà e imparato a soffrire tutti insieme, speriamo sia tornata l’Inter» ha raccontato Lautaro Martinez, che intanto è tornato a segnare dopo otto gare, nel momento più importante e nel modo più scenografico. «Ne siamo usciti con l’entusiasmo, facendo gruppo – ha aggiunto Barella: –questa non deve essere una parentesi ma la conferma del lavoro di anni». Un punto, pesantissimo, di ripartenza.

Dopo una settimana a sentir parlare di arbitraggi e di autobus parcheggiati davanti alla porta, l’Inter di Inzaghi ha dimostrato di saper incassare colpi e nella magica notte catalana si è tolta almeno un sassolino; a riguardo l’allenatore nerazzurro ha dichiarato: «Credo che a Barcellona si ricorderanno a lungo dell’Inter». L’Inter si è presentata al doppio confronto senza Lukaku e Brozovic, oltre a Correa, assente al ritorno.

Inzaghi burattinaio dell’Inter

Senza piani B, Inzaghi ha dato un segnale forte alla squadra, inserendo subito la formazione più adatta alle ripartenze, coi due attaccanti superstiti e Dumfries-Dimarco sulle ali, senza ricambi offensivi in panchina: «Se avessi tolto un attaccante in partenza, avrei dato un messaggio sbagliato» ha spiegato Simone, che quando c’è da parlare di «svolta» usa il condizionale. E come un abile burattinaio, ha saputo sbrogliare i fili dei giocatori nerazzurri, sapendoli gestire in maniera eccellente.

Rinascere, come una fenice, vuol dire anche avere una condizione fisica in netto miglioramento per poter aggredire, recuperare palla e ripartire; proprio come sta facendo ora con Calhanoglu che da vice Brozovic sta dando più qualità. E infine monetizzare il più possibile le occasioni.

Il rammarico come motivazione

Il paradosso è che l’Inter ne ha create in abbondanza a Barcellona, sfruttando la pessima transizione difensiva degli uomini di Xavi e si è riportata ad Appiano il rammarico per la vittoria mancata: un senso di impresa incompiuta che torna utile per affrontare con le antenne dritte la Salernitana domenica all’ora di pranzo.

La botta di autostima va capitalizzata per la rimonta in campionato, dove il ritardo di otto punti dal Napoli è già notevole: l’Inter contro la squadra di Nicola ha solo un risultato a disposizione e sarà lo stesso anche con Fiorentina e Samp. Poi andrà a Torino contro la Juve per un bivio non da poco. Bologna e Atalanta completano il quadro pre Mondiale. Il 4 gennaio pare lontano ma per la A è dietro l’angolo. Lì inizierà un altro campionato. E sarà subito Inter-Napoli.

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