Inzaghi

L’onda lunga del malcontento nerazzurro ha coinvolto svariati personaggi, dai giocatori alla dirigenza alla proprietà, ma il giudizio grossolano del popolo ha individuato nell’allenatore il principale responsabile delle sconfitte fin qui accumulate dall’Inter.

Si tratta di uno scenario visto svariate volte nel passato, quando quattro sconfitte in nove partite avrebbero causato l’esonero automatico dell’allenatore di turno. La storia ci insegna però che l’Inter ha sempre praticato l’arte del licenziamento con conseguenze spesso sciagurate, perchè tutti gli avvicendamenti alla lunga non hanno praticamente mai migliorato la situazione di partenza.

Se questo sarà anche il destino di Inzaghi non possiamo dirlo con certezza ora, nemmeno alla luce delle dichiarazioni diplomatiche della società, che ha confermato la fiducia al tecnico anche dopo la dilaniante sconfitta di Udine.

Inzaghi però non è quel tipo di allenatore-generale che in passato è stata l’unica figura vincente possibile all’Inter. Si pensi a Mourinho, Conte, Mancini e più indietro ad Herrera. Storicamente, per la natura societaria di cui è caratterizzata, l’Inter ha sempre vinto solo e soltanto con allenatori in grado di tenere lo spogliatoio per le corna e con un’autorità che sembra non appartenere ad Inzaghi.

Recentemente però, dopo l’abbandono di Conte, l’Inter ha puntato su di lui individuando il miglior compromesso tra nuove idee, sufficiente esperienza e costi sostenibili, dando vita ad un nuovo corso culturale mai praticato nel passato. Una mossa intelligente della società, che sembrava aver optato per un progetto di squadra e di mentalità (almeno sulla carta) di tipo europeo, prendendo spunto dai migliori club attuali che impostano il futuro a prescindere dall’allenatore di turno.

Se l’anno scorso l’Inter di Inzaghi veniva esaltata per il bel gioco, quest’anno la relativa inesperienza dell’allenatore in una grande squadra si è però gradatamente trasformata in paura. Si è riversata sulla squadra causando perdita di fiducia e innescando un pericoloso nervosismo che si è rivelato decisivo nelle partite perse. Con Milan e Bayern l’Inter ha rinunciato a giocare, con Lazio e Udinese le scelte e le sostituzioni di Inzaghi hanno causato confusione e malcontento.

Si potrebbe pensare quindi che il futuro di Inzaghi possa prendere una brutta piega se al rientro dalla sosta l’Inter non svolterà con una serie di vittorie scacciacrisi. E’ una considerazione lecita che lascia tuttavia spazio a varie riflessioni, in primis quella se sarebbe una buona scelta cambiare allenatore in caso di mancanza di risultati.

In un mese e mezzo l’Inter si giocherà parte della stagione, di questo dovrebbero essere tutti consapevoli. La società deve fare molto di più per sostenere l’allenatore. Serve che Inzaghi non venga lasciato solo con le sue scelte, altrimenti la stagione potrebbe essere già segnata.

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