Berti

Nicola Berti, ex leggenda e centrocampista della nostra Inter, ripercorre la sua carriera a DAZN per Inter TV:

Le parole di Berti

Scudetto dei record

«Con i cinque nuovi acquisti (Lothar MatthausAndreas BrehmeAlessandro BianchiRamon Diaz e lo stesso Berti, ndr) l’Inter era uno squadrone! Io ero giovane ma avevo già fatto tre anni di Serie A con la Fiorentina e uno di Serie B con il Parma. Sono arrivato senza paura, anche forse per mettere le cose avanti! Nei primi mesi infatti non è che mi abbiano accettato Walter ZengaBeppe Bergomi e Riccardo Ferri (ride, ndr). Perché scherzavo sempre… Ma poi in campo hanno visto! Era il mio modo di fare: mi serviva per caricarmi, era la mia dote. Dopo il gol-Scudetto al Napoli sono impazzito! Avevo un’adrenalina addosso… Era una liberazione: abbiamo vinto lo Scudetto dei Record! Giovanni Trapattoni è il mio secondo padre: mi voleva un bene dell’anima! E io anche. Mi ha sempre seguito. Sapeva capire le persone e gestire. Bravissimo il Trap!».

Rapporto con il Milan

«Il Derby di Milano è sempre stata una partita sentita. Sono sempre stato il più insultato dai milanisti, l’unico! Perché ero il più pericoloso in quegli anni del Milan stellare. Ma qualche gol gliel’ho fatto… Il modo di dire “Meglio sconfitti che milanisti” l’ho creato io, dopo una sconfitta in Coppa Italia per 3-0 (ride, ndr). A quei tempi era pericoloso uscire per strada a Milano. Qualche sputo l’ho preso e non solo. Era meglio evitare le risse, però. A volte ero costretto a cambiare marciapiede per evitare di prenderle dai milanisti… Adesso va un po’ meglio!».

Periodo all’Inter

«Se non fossi rientrato io dall’infortunio saremmo andati in Serie B, dicevano! L’unico rammarico è non aver potuto giocare la Champions League dopo aver vinto la Coppa UEFA. E lo Scudetto vinto dalla Sampdoria. Poi sono cambiate alcune cose all’Inter… Ci sono stati un paio di anni di buio. Ho vinto uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e tre Coppe UEFA. Manca qualche scudetto…». Infine, Berti non ha dubbi sul calciatore più forte con cui ha giocato: «Ronaldo, anche se ci ho giocato poco, per sei mesi. In allenamento gli facevo da portiere e/o barriera quando provava i tiri in porta e le punizioni mentre gli altri scappavano! Ronaldo e Matthaus sono i più forti con cui ho giocato. E poi Zenga come portiere. E anche Aldo Serena come attaccante! A Paul Ince ho dato il numero 8, perché ci teneva. Io tanto avevo cambiato tanti numeri… Conosceva solo me di quella squadra, nemmeno Bergomi! Avevamo un grande rapporto».

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