Nella seconda parte dell’articolo (QUI la prima parte) ci concentreremo sulle rimanenti 3 sezioni che compongono la rosa: il centrocampo, gli esterni e gli attaccanti, sai mai che ora che finisco di scrivere ne siano rimasti meno…

Come per la prima parte dell’articolo si parla di profili, e lo si fa anche in base alle voci di mercato più insistenti, ma sempre ragionando nell’ottica del profilo e non del nome.

Perchè la base su cui si si poggia è sempre quella della funzionalità di un certo tipo di giocatore in un determinato sistema di gioco, non del suo valore economico, anche se nella situazione in cui versano i conti di tutta la Serie A post-pandemica il costo di gestione di un tesserato entra necessariamente a far parte della valutazione.

 

CENTROCAMPO:

A centrocampo, sempre considerando che i 3 centrali titolari restino in rosa, i profili che servono assolutamente sono rappresentati da un ricambio per Brozovic e da uno per Calhanoglu.
Quindi la “priorità complicata” è un “regista basso” che possa far rifiatare Marcelo, a cui non si può chiedere ancora di fare il fenomeno per 60 partite l’anno. Serve però un giocatore che abbia la consapevolezza che starà spesso in panchina, e che abbia anche la capacità di prendersi all’occorrenza un ruolo così delicato e di enorme responsabilità.
Spesso Brozovic scende sulla linea del centrale difensivo per liberare i braccetti verso le corsie esterne (salida lavolpiana) e si trova a gestire dei palloni complicati a pochi metri dalla sua porta, o viene seguito a uomo da un avversario per cui chi lo sostituisce deve essere bravo a muoversi coi tempi e i modi giusti. Si sente parlare di Asllani, che però è giovanissimo e giustamente vorrebbe giocare. A questo punto forse sarebbe più adatto un giocatore di esperienza e personalità, senza pensare ai mostri come Thiago Alcantara forse anche un giocatore con le caratteristiche di Leiva potrebbe rappresentare una buona opportunità. Ci sono buone soluzioni in molte delle squadre di piccolo cabotaggio della serie A (Grassi, Schouten, Diawara, e sono solo i primi che mi vengono in mente).

In alternativa anche un giocatore che possa sostituire Brozovic senza averne tutte le caratteristiche potrebbe tornare utile, perchè giocare col regista basso non è obbligatorio. Per fare un esempio un certo Corentin Tolisso è svincolato al momento o, rimanendo in Italia e su nomi meno altisonanti, si potrebbero immaginare nomi come Amrabat che a Firenze non ha brillato o Tameze, dell’Hellas Verona.
Ma perché non ragionare sulla base di quello che abbiamo già in casa?
Agoumè è in prestito in Francia, e ha già fatto alcune esperienze proprio in quel ruolo, senza contare che ha già affrontato San Siro. Sarebbe interessante e suggestivo riportarlo a casa per farlo crescere sotto l’ala di Brozo, perché resta chiarissimo che quando si va a occupare la stessa casella del centrocampista più forte della serie A di quest’anno si parte dalla panchina.

Il ricambio per Calhanoglu è già sul piatto, risponde al nome di Mkhitaryan ed è una priorità più semplice se vogliamo da soddisfare. Anche qui si è optato per una soluzione a parametro 0, perché è abbastanza logico che considerando l’ottima stagione del turco si cerca un suo ricambio che possa giocare tutta la partita o anche solo mezz’ora, mantenendo la qualità del gioco e la sua meccanica inalterate, a differenza di quanto successo quest’anno. Mkhitirayan è un profilo il cui impiego saprebbe chiarissimo, e mantiene un costo più che accettabile, costando al lordo meno di un terzo di Vidal. Che l’operazione vada in porto è tutto da vedere, ma il profilo corrisponde.

Il ricambio per Barella, con la partenza di Vidal e di Vecino, è ora ridotto al solo Gagliardini, quindi probabilmente servirebbe un giocatore in grado di fare il box to box. E qui si torna al discorso fatto sopra per Brozovic: un giocatore in grado di coprire più ruoli può essere prezioso, perché con un solo acquisto si possono risolvere più problemi. Ecco perché ho inserito il nome di Tolisso, che ha giocato in quasi tutti i ruoli del centrocampo, ha esperienza ma ha solo 27 anni e viene dal Bayern.

In tutto questo bisognerebbe mettere sulla bilancia il ritorno di Sensi da Genova, ma le sue condizioni fisiche degli ultimi tre anni non ne fanno un profilo realmente da tenere in considerazione in modo continuativo.

 

ESTERNI:

Sulle corsie esterne probabilmente c’è poco da lavorare, più che altro perché il problema è stato risolto ancora prima che si presentasse. A sinistra l’Inter può al momento pensare di schierare Gosens o Dimarco, a destra Dumfries o Darmian, o rimescolare un po’ le carte.

L’acquisto di Gosens in gennaio, quando non si sapeva se Perisic avrebbe rinnovato è stato saggio. Ha permesso di comprare il giocatore senza pagarlo un putiferio innescando un’asta (e ricordiamo che dalla Premier erano arrivate negli anni precedenti offerte di un certo rilievo) e di superare l’infortunio con la dovuta calma, ben consapevoli che Perisic avrebbe chiesto un rinnovo corposo a fine stagione (il croato era forte del fatto di sapere che sarebbero arrivate offerte da quella Premier che sogna da anni e che finalmente ha agguantato, rifiutando un’offerta di rinnovo che non lascia spazio a recriminazioni quando era certo di andare nel Tottenham qualificato per la Champions League).

Gosens è un ottimo profilo, sa già coprire quel ruolo ed è molto bravo nel tagliare dentro l’area, motivo per cui ha superato la doppia cifra di gol quando giocava nell’Atalanta (11). La sua abilità nel farsi trovare quando il gioco va da quinto a quinto unita alla sua forza fisica e atletica ne fanno un ottimo interprete del ruolo, ammesso che fisicamente stia bene. Dimarco può fare sia il terzo (con qualche limitazione in marcatura) che il quinto, ha un piede meraviglioso, ci mette un impegno encomiabile ed è uno di quei giocatori che vorrei sempre avere. Costituisce un’alternativa diversa, ma buonissima. Sinceramente non me ne priverei a cuor leggero.

Dalla parte opposta Dumfries e Darmian interpretano il ruolo in due modi differenti ma efficaci, e a seconda dell’avversario possono essere determinanti. Darmian è sempre piuttosto ordinato, regolare e da un contributo fondamentale in area, così come Dumfries, che in un solo anno è migliorato tantissimo dal punto di vista tattico. Forse non sono i quinti che puntano molto l’uomo, ma dipende come si sviluppa il gioco. I titolari dovrebbero essere Gosens e Dumfries, e dovesse l’olandese partire bisognerebbe cercare un profilo simile.

Sembra esserci un certo interesse per Bellanova, che però ha caratteristiche un po’ differenti dall’esterno a propulsione offensiva che piace a Inzaghi. Il 22enne del Cagliari nasce come terzino ed è più bravo a difendere che a spingere, ma staremo a vedere. E’ giovane, fisicamente forte e ha figurato bene nel Cagliari, nonostante la meritata retrocessione degli isolani.

Non mi aspetto dei ribaltoni, ma durante il mercato basta che arrivi un’offerta irrinunciabile per cancellare la lavagna e ricominciare il gioco degli incastri da zero.
Resta il fatto che l’Inter ha esterni molto bravi sui colpi di testa, il che non è qualcosa di così consueto, ma non è un caso che li abbia.

 

ATTACCO:

E ora il vero nodo difficile: l’attacco.
Si perché se è vero che l’Inter quest’anno ha segnato davvero tanto in senso assoluto questo non si può dire in senso relativo. La quantità di gioco prodotto dai nerazzurri è stata davvero imponente, ma la composizione dell’attacco interista è da riordinare, possibilmente in modo intelligente, perchè le scelte obbligate per definizione non sono “scelte”.
Sempre calcolando che Lautaro rimanga a Milano è lui l’unica punta d’area presente in rosa e se è vero che abbiamo detto mille volte che serviva un ricambio per Dzeko non possiamo nemmeno pretendere che migliori la sua performance l’anno che verrà.
Il bosniaco ha un’età per cui ogni anno fa la differenza, e ad oggi bisogna ragionare più su chi lui andrà a sostituire quando ce ne sarà bisogno, che su chi potrebbe sostituire lui.
Correa quando c’è stato ha svolto un buon lavoro in senso tattico, ma non è certo un rapace d’area e non ha quella “garra” che ti fa saltare il fosso quando serve. E’ un giocatore utile, ovvio, ha una tecnica eccellente e una buonissima capacità di accelerare o rallentare il gioco a seconda di quel che serve: raramente butta via la palla, è l’unico in grado di saltare l’uomo, ma non possiamo dire che abbia fatto una enorme differenza quest’anno, anche perché ha avuto problemi fisici notevoli, e questa sembra essere una cosa che lo accompagna da un po’ di tempo.
Sanchez ha dato quello che poteva e che doveva, e il suo costo di gestione rapportato al suo apporto ad oggi però non è sostenibile in nessun modo. Se è vero che parliamo comunque di un ottimo calciatore è altrettanto vero che il cileno classe ’88 quando ha giocato lo ha spesso fatto un po’ da solo, a volte addirittura confondendo i compagni. Certo, alcune reti sono state pesanti, ma si parla di quel che sarà, non di quello che è stato, e la prospettiva di averlo al costo che ha non è aderente ai parametri della attuale gestione.
Caicedo tornerà al Genoa, e non si può certo dire che la sua esperienza a Milano sia stata entusiasmante. E’ stato preso per fare il quinto attaccante in una situazione in cui si aveva un giovane da mandare a fare esperienza (Satriano), e così è stato.

Finita la carrellata degli attaccanti è davvero molto difficile dire cosa serve, perché l’unico attaccante già presente su cui si può pensare di ricostruire è Lautaro, che però è anche l’unico per cui potrebbe arrivare un’offerta difficile da rifiutare.

Ormai anche i sassi sanno che l’Inter ha avanzato un’offerta a Dybala, andato in scadenza a Torino, ma ci stiamo addentrando in territorio liquido, dove è difficile perfino ipotizzare, non avendo nemmeno un punto realmente fermo in questo reparto.
Dybala, nell’Inter di Inzaghi vista quest’anno, giocherebbe probabilmente come “seconda punta”. Inzaghi tende a usare le due punte dando loro compiti piuttosto differenti, tant’è che il sistema di gioco somiglia più a un 3511 che a un 352, e alla base delle piccole difficoltà incontrate dalla coppia Lautaro – Dzeko c’è proprio la tendenza di entrambi ad andare dentro l’area. Con Correa, molto più abile a gestire la palla dietro una punta pura e a decentrarsi quando serve, i movimenti risultavano più fluidi. Dybala farebbe probabilmente quel lavoro, data la sua straordinaria capacità di muoversi negli spazi liberi e la sua eccezionale tecnica di calcio, e in più ha che i suoi gol li ha sempre portati.

La coppia d’attacco Lautaro – Dybala presenta però un problema che non si può fingere di non vedere: entrambi sono relativamente bassi e non sono in grado fisicamente di generare l’alternativa di un gioco sui lanci lunghi. Nessuno di loro è particolarmente bravo se lanciato nello spazio o nel ricevere palla alta per far salire la squadra, a causa del mismatch fisico con quasi qualsiasi difensore. Ci sarebbe una soluzione, ma prevede il posizionamento preventivo degli esterni e qui stiamo parlando di attaccanti.

L’Inter vista quest’anno è una delle squadre che ha palleggiato di più nella metà campo avversaria, proprio perché non ha quel giocatore in grado di sostenere il gioco di rimessa. Dzeko è abile nel ricevere i palloni alti, ma non è certo veloce e questa soluzione diventava qualcosa da usare solo quando la pressione degli avversari si faceva intensa, ma non c’erano quasi mai velleità di affondare il contropiede. Il lancio si usava non per creare un’occasione, ma anche solo per ricacciare indietro l’avversario e riprendere fiato. Fermo restando che pressoché tutte le squadre italiane di livello hanno almeno un giocatore stazzato o adatto a innescare o concludere un rovesciamento di fronte (da Vlahovic alla coppia Giroud-Leao, a Osimhen ad Abraham a Immobile a Belotti ecc) un profilo di questo tipo serve sempre.

Lukaku si sta offrendo come se non ci fosse un domani, ci manca solo che mandi Banksy a fare un murales in curva, e parliamo di un giocatore di livello assoluto che potrebbe rappresentare un affare incredibile, ma l’Inter non gioca più principalmente di rimessa, e anche se ovviamente farebbe bene non sono così convinto che potrebbe ripetere numeri e prestazioni viste nell’Inter di Conte, che giocava un tipo di calcio che per lui era perfetto.
D’altronde Lukaku in qualsiasi squadra che gioca usando i lanci a saltare il centrocampo o i palloni nello spazio ha sempre fatto sfracelli. Nell’Everton era il re dei secondi tempi, e quando l’Inter di Conte ha optato per la soluzione di abbassare il baricentro e appoggiarla lunga è diventato dominante, grazie al suo strapotere fisico e alla sua capacità di gestire il gioco in verticale. Quando il belga ti si appoggia addosso, si gira e parte è circa come tentare di fermare un frigorifero che cade dalle scale.
Che poi è anche uno dei motivi per cui ha faticato nel Chelsea: i londinesi giocano con un baricentro molto alto e si trova schiacciato in area e con pochissimi metri a disposizione per sprigionare la potenza che ha: è come avere una Lamborghini e lanciarla su un rettilineo di 50 metri: prima, seconda…ed è finita la strada.

Ora, anche l’Inter di Inzaghi gioca piuttosto alta e di palleggio, ma credo che l’equivoco sia a monte: non è che non gioca così perché non sa fare diversamente, semplicemente lo fa perché non ha un’alternativa percorribile e quindi è costretta a creare sempre l’azione partendo dal basso e senza alzare il pallone, in modo da muovere gli avversari quel tanto che basta per sfilacciarli, e trovare quindi dei corridoi.
Il motivo per cui si era cercato Thuram l’anno scorso era anche questo, avere un giocatore che sapesse muoversi fuori dall’area e dentro, abbastanza veloce da usare gli spazi ma abbastanza fisico da gestire un lancio. Poi si è sbriciolato un ginocchio e non se ne è fatto niente, ma l’idea di base era quella, ed era più che logica.
Rimane che Lukaku non è esattamente un uomo da spazi stretti in area, e l’operazione di mercato pare essere talmente complicata da sfumare nel surreale, anche se il calciomercato ci ha abituato a considerare la logica come un’orpello.

A mio avviso sarebbe molto utile un attaccante con delle caratteristiche fisiche simili a quelle di Big Rom (ma anche un po’ meno eh…) ma più da area, per potersi alternare a Lautaro qualora quest’ultimo resti. Si è parlato molto di Scamacca nel recente passato e nonostante la giovanissima età il profilo probabilmente più utile sarebbe corrispondente. Si parla comunque di operazioni costose e complicate, ma se le “seconde punte” fossero Dybala e Correa e le “prime punte” fossero Lautaro e Scamacca, con un Dzeko che può subentrare e dare il suo apporto grazie alla sua enorme intelligenza tattica, allora Inzaghi avrebbe a disposizione un roster di attaccanti adatti a qualsiasi situazione.

 

CONCLUSIONI:

Anche se si sente parlare molto spesso di ridimensionamento o peggio, di “smantellare”, l’Inter parte da una situazione in almeno 3 settori abbastanza buona. Difesa, centrocampo ed esterni sono già reparti competitivi, perlomeno nei titolari. Il vero nodo è rappresentato dall’attacco, perchè si possono operare molte scelte non avendo praticamente già una coppia d’attacco d’elezione.

Inzaghi è stato assunto in parte per una questione di continuità di modello con chi lo ha preceduto, anche se il modo in cui muove la squadra nelle varie fasi del gioco è profondamente diverso e i numeri che usiamo per nominare i moduli abbiano la sola utilità di dare un’indicazione grafica, perchè in ogni fase di gioco cambiano. Non solo: in un periodo di necessaria sostenibilità finanziaria Inzaghi si è dimostrato molto bravo a cucinare con gli ingredienti che ha a disposizione, anche se questi ingredienti non arrivano necessariamente dalla bottega più cara del paese. Scelta oculata della dirigenza in una situazione particolare come quella che stiamo vivendo.

Inzaghi però ha la necessità (come l’avrebbe chiunque altro) di avere a disposizione una rosa perlomeno omogenea, e se è vero che il primo anno si ereditano sempre molti giocatori scelti da altri, è vero anche che col tempo le necessità vengono indicate da chi deve mettere in campo i giocatori. Motivo per cui al netto di catastrofi particolari io indico in almeno un biennio completo il tempo minimo per vedere nella pratica i risultati del lavoro di un team formato da Mister – DS – Dirigenza. Tempo che può allungarsi a seconda della disponibilità economiche del club.

Dato però che il calcio è uno sport competitivo e in una competizione ci sono anche gli altri, da quelle che sono le prospettive io non penso che si possa pensare di rimaneggiare il 40% della rosa e realisticamente pensare di competere per la vittoria con ampio margine. Se si azzeccano i nomi legati ai profili e si può costruire una squadra formata da reparti omogenei e senza troppe discrepanze di livello tra i singoli, si può ragionare sulla base di rimanere agevolmente tra le prime 4, e perchè no, puntare al bersaglio grosso e alla seconda stella. Se ci si ritrovasse come quest’anno a doversi inventare un sistema di gioco nuovo quando manca il giocatore che non ha un ricambio, allora si assisterebbe a un altro anno giocato con la consapevolezza che non c’è mai margine di errore.

Un aspetto che è stato poi un po’ minimizzato è che abbiamo assistito alla più grande rivoluzione nel regolamento degli ultimi vent’anni: i 5 cambi hanno cambiato la natura del gioco stesso e la modalità strategica con cui vengono affrontate le partite. Rivoluzione necessaria se si vuole far fronte alla enorme mole di partite che le federazioni vogliono, che a mio avviso sono troppe. Con i 5 cambi perde anche significato parlare di titolari e riserve, perchè in certe partite potrebbe essere più utile far cominciare alcune seconde linee e inserire i grossi calibri nel corso della partita.

Fortunatamente Inzaghi è un ottimo tecnico, Ausilio un bravissimo DS che ha negli anni dato prova di avere l’occhio molto lungo, e la Dirigenza (Marotta in primis) è uomo dalle molte abilità e lo ha sempre dimostrato. Quindi, quali che siano le scelte, la fiducia nell’operato del team è massima. Vedremo col tempo quale sarà la strada intrapresa e che risultati arriveranno, ma dobbiamo ricordare che, siccome si sta operando per portare l’Inter a un ottimo rapporto tra risultati e sostenibilità, è il caso di fare delle valutazioni su un periodo di tempo più lungo di quello in cui lo fanno i giornali, valutazioni di cui cadiamo vittime e che sono figlie troppo spesso del risultato, che essendo il calcio un gioco a basso punteggio non è sempre aderente alla produzione del gioco.

Forza Inter. Sempre.

Di

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