Per esigenze di lettura questo articolo esce in due parti: Nel primo vedremo gli aspetti generali della costruzione di un mercato sostenibile, in modo da spendere possibilmente bene e non tanto, e la situazione del reparto portieri e difesa. Cosa c’è, e cosa servirebbe.

Nella seconda parte ci dedicheremo al centrocampo, agli esterni e all’attacco (se vuoi andarci subito clicca QUI).

Spesso vengono citati dei nomi, ma questo non significa necessariamente che siano degli obiettivi di mercato. Viene fatto per far capire di quale tipo di profilo si parla senza snocciolare di volta in volta le caratteristiche di quel giocatore. E’ possibile che alcuni lo siano realmente, e in certi casi sono stati nominati per questo motivo, ma non è una regola generale.

Cosa serve all’Inter è la domanda alla quale rispondere per capire prima di tutto il motivo per cui su certi giocatori ci può essere un’interesse reale e su altri spesso si parla solo per fare traffico dati.

 

ASPETTI GENERALI:

Confessione: io il calciomercato lo odio. Seimila notizie al giorno provenienti da fantomatiche fonti e scritte rigorosamente in forma dubitativa. Il festival del condizionale.
“Sembrerebbe che”, “pare che”, “si dice che”, gettate nella perenne centrifuga che rende tutto uguale a tutto, alla quale noi abbiamo dato il nome di “social”.

Siccome però il calcio non è lo sport in cui si collezionano i nomi ma si gioca sempre in 11 cerchiamo di capire cosa può servire e come, e perché è necessario slegarsi dal nome e parlare di profili. L’optimum si raggiunge di solito quando l’allenatore dice che tipo di profili servono, il DS srotola la lista dei giocatori che possono fare al caso, e una volta che i due si sono accordati su qualche nome la macchina dirigenziale si mette in moto per cercare di portare il giocatore X alle condizioni migliori possibili.

Il mister dice COSA serve, quindi il profilo.
Il DS risolve il CHI, quindi da dei nomi a quei profili.
La dirigenza lavora sul COME ottenerli.

Quando questa specie di “catena di comando” viene ribaltata gli esiti sono spesso negativi, e possono sfociare nel “catastrofici”.
Non c’è bisogno di andare troppo indietro nel tempo per ricordare che i “pallini” di alcuni Mister troppo legati al chi e non al cosa non sono quasi mai finiti nell’elenco dei capolavori.
Nainggolan pagato uno sproposito per giocare un paio d’anni e poi finire in Sardegna a giocarci contro (pagato da noi) ne è un brillante esempio.
Vidal, senza cui sembrava che non fosse nemmeno possibile giocare a calcio al punto da renderlo una delle riserve più pagate della storia del club ne è un altro.
A ognuno il suo compito, e se è vero che qualche volta il chi corrisponde al cosa questa è l’eccezione, non la regola.

Il gioco dell’Inter di quest’anno è stato un gioco fatto di possesso della palla e baricentro abbastanza alto. L’Inter è tra le squadre che gioca più tempo il pallone nella metà campo avversaria (Fonte: Lega Serie A). Inzaghi richiede agli esterni della difesa a 3 (Skriniar e Bastoni)  di dare supporto alla manovra nella fase di possesso alto, e infatti spesso i due si trovano molto in alto, andando a pestare il settore di proprietà di solito delle mezzeali o degli esterni, a seconda di come si sviluppa il gioco. Questo porta il difensore centrale (DeVrij) a essere baluardo solitario in caso di transizione negativa veloce, e questo ci ha portato all’inizio a subire molti contropiedi.
Col tempo i terzi di difesa sono stati fatti salire in modo più mirato e alternato, e quando succede un centrocampista va a scalare in una posizione intermedia fornendo quella marcatura preventiva che ci ha salvato molte volte da pericolosi ribaltamenti di fronte.

Il centrocampo ha cambiato funzione rispetto all’anno precedente, Brozovic ha mantenuto il suo compito quasi inalterato, ma il su rendimento è migliorato. E’ anche un fatto meccanico: quando l’Inter viene pressata in uscita di palla Calhanoglu scende quasi sulla linea di Brozovic e questo crea due scarichi centrali, oltre ai due laterali rappresentati dai braccetti che si allargano. La squadra avversaria dovrebbe pressare in modo ordinato 5 giocatori di movimento e questo è molto difficile, a meno di non svuotare il centrocampo. Quando succede e la palla passa l’Inter si trova nella metà campo avversaria in una situazione quasi di 1vs1.
Questo accadeva (in modo un po’ diverso) anche l’anno scorso, Conte nella seconda metà di campionato aveva riscoperto Eriksen nella sua posizione naturale (che è la mezzala, non il trequartista…) e questo aveva aperto la possibilità di avere una doppia uscita centrale sulle costruzioni dal basso, oltre alla soluzione del lancio su Lukaku o sugli esterni nello spazio (Hakimi e Perisic). La funzione del centrocampo con Conte era di circolazione e gestione del pallone, ma soprattutto di conduzione della sfera e interdizione. La squadra giocava un calcio estremamente verticale, ma prima dell’ultima parte della stagione era sufficiente un avversario che difendesse basso e togliesse quella profondità per mettere in crisi una squadra costruita per giocare in un solo modo, pur avendo gli elementi per alternare il sistema. Lo Shakhtar di Castro ci accompagnò fuori dalla Champions esattamente così, con le conseguenze economiche che paghiamo oggi. Si, era quando Capello chiese del famigerato “piano B”.
Inzaghi predilige un vertice basso con ottimi tempi di gioco, una mezzala di inserimento con buon piede e una mezzala con caratteristiche di visione e di tiro. Calhanoglu, che ha sostituito Eriksen si è dimostrato molto bravo in questo compito difficile. Il possesso avviene più in alto, è meno verticale e ci sono molti movimenti senza la palla, che servono a muovere gli avversari e a creare spazi.

Gli esterni con Inzaghi percorrono tutto il campo, e sono chiamati spessissimo a tagliare dentro il campo quando la palla è sul fronte opposto, per un quinto-quinto, una prerogativa di quasi tutti gli allenatori che giocano un 352, anche se molto dipende dagli elementi a disposizione. Uno dei dogmi dell’allenatore ex Lazio è la densità in area: quando è possibile costruire l’azione con metodo, tende a portare 4-5 giocatori nei 16 metri, il che rende molto difficile per chi difende seguirli tutti.

Gi attaccanti lavorano in modo leggermente differente da quanto visto con Conte. Mentre il salentino predilige due attaccanti che possano scambiarsi il compito (Lukaku e Lautaro si alternavano nel lavoro di scendere verso il centrocampo, andando a occupare nella risalita la posizione del “sottopunta”), Inzaghi gioca più con un terminale chiaro e una seconda punta chiara, e cerca giocatori che abbiano caratteristiche tecniche e ritmiche importanti. Non è un segreto che Correa sia stato espressamente richiesto da lui, anche se purtroppo è stato molto tempo infortunato. La seconda punta di Inzaghi somiglia più a un rifinitore, in buona sostanza.

In generale il calcio proposto da Inzaghi è piuttosto offensivo, addirittura spregiudicato in certi frangenti, e mira alla circolazione rapida attraverso movimenti preventivi sincroni dei riceventi, occupazione degli half-spaces e un utilizzo massiccio del gioco corto, alla ricerca di una verticalizzazione improvvisa. Si dice che è un gioco piuttosto europeo, ma sappiamo che in Italia paga meglio un altro tipo di atteggiamento tattico: non è un caso che la Serie A la vinca quasi sempre chi subisce meno reti, non chi ne fa di più.

Ma andiamo ora a cercare di capire cosa serve, che tipo di profilo, reparto per reparto, ruolo per ruolo, compito per compito. Naturalmente dovendo ancora iniziare il mercato è tutto un discorso ipotetico, ma parlando di calciatori intesi come “profili” ed essendo questi legati alla meccanica del gioco da sviluppare i concetti dovrebbero restare validi indipendentemente dal nome a cui vengono associati. Peraltro sappiamo che alcuni giocatori se ne andranno, per cui perlomeno si può ragionare un po’.

 

PORTIERI:

Partendo dagli estremi difensori trovo che il rinnovo di Handanovic sia un’ottima notizia. Fermo restando che anche alla sua età rimane un signor portiere il punto è che Onana, già bloccato e in procinto di arrivare, deve ambientarsi. Molti anni fa era decisamente più facile sostituire il portiere, perché prendeva poco parte allo sviluppo delle azioni e il suo compito era sostanzialmente quello di…parare.
Oggi non è più così, il portiere ha sostituito nella fase di primo possesso, quello che decenni fa era il “libero”. Il portiere oggi gioca moltissimo coi piedi, e uno dei suoi compiti è entrare nella circolazione della palla anche per attirare su di sé un attaccante. Questo fa in modo che davanti alla linea del pallone ci siano 10 giocatori di movimento, e non 9 come se a farlo fosse un difensore.
A questo si aggiunga che sostituire il portiere rende sempre un po’ complicata la vita dei difensori, che non avendo gli occhi dietro la testa devono conoscere a menadito il comportamento del portiere senza vederlo. Sostituire il portiere spesso mette un po’ in crisi la difesa, perché tende inizialmente a perdere quella sicurezza e quella fiducia che sono caratteristiche imprescindibili di un reparto che, si, nel giochismo tanto di moda è il primo reparto a costruire, ma ricordiamoci che deve anche a soprattutto difendere.
Credo che Onana entrerà con calma, e che perlomeno nella fase iniziale del campionato Handanovic sarà ancora il titolare.

 

DIFESA:

Passando alla difesa parto dal presupposto che questa non venga colpita da quella specie di tragedia tattica che sarebbe la partenza di Bastoni.
I profili che servirebbero per chiudere il reparto, ad oggi sono sostanzialmente quelli rappresentati dalle riserve. L’addio di Ranocchia e di Kolarov ci lascia temporaneamente un po’ corti, ma i 3 titolari che formano la difesa sono giocatori di spessore strepitoso.
Skriniar può operare anche da centrale alla bisogna, e si sente parlare di Bremer, che in marcatura è eccellente, è veloce, ha un buon piede destro ed è anche particolarmente pesante in area avversaria sui calci piazzati.
Dovesse essere proprio lui l’obiettivo di mercato per la difesa difesa, (e ribadisco, senza la cessione di Bastoni) il reparto sarebbe senza molti dubbi il migliore della Serie A e tra i migliori d’Europa, Cairo permettendo.
Dimarco può fare il terzo in alcune partite, con le solite precauzioni dovute al fatto che il suo quinto deve stare molto attento a chiudere le diagonali, D’Ambrosio può subentrare e dare il solito apporto di sostanza a cui ci ha abituati, ma il suo impiego sarebbe ovviamente limitato. Diciamo che in sostanza, se non ci fossero cessioni eccellenti, la difesa è uno dei reparti dove la costruzione di un roster parte già da un’ottima base.
Discorso completamente differente se dovesse essere ceduto Bastoni per esigenze economiche: non c’è modo di trovare un altro profilo di valore simile a quello del giovane nazionale italiano, e in rosa non è presente nessuno in grado di svolgere quel compito in modo così completo. Stiamo parlando, come ho già detto altrove, di un predestinato. Certo, si potrebbe tentare la sorte con profili tipo Cambiaso, ma stiamo parlando di giocatori di calibro troppo differente, di scommesse, senza contare che la motivazione di Bastoni nel giocare con la squadra che si è tatuato sul polpaccio non è roba che viene valutata su Transfermarkt.

 

Centrocampo, esterni e attacco verranno trattati nella seconda parte dell’articolo, che uscirà presto perchè magari una mattina mi sveglio e ne han venduti 6 e mi tocca riscrivere tutto, sempre che nel frattempo non abbiano venduto pure me.

Seconda parte dell’articolo QUI

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