Sarà un mercato particolare per l’Inter, un mercato dove ci si deve aspettare che ogni giorno possa succedere qualcosa di esiziale. Tra voci di Settlement Agreemen e argomenti che necessitano della traduzione di qualche economista o esperto di finanza sembra che quello che succede su quel rettangolo verde e che dura 90 minuti sia diventato secondario.

Fatto sta che da quanto si intuisce l’Inter deve cedere un pezzo grosso, e i giocatori che se dovessero partire possono portare in casa abbastanza soldi da sparigliare le carte sono sostanzialmente 3, uno per reparto.

Perché per Bastoni sono partite le sirene d’oltremanica che ancora non era finita Inter- Sampdoria, e dalla perfida Albione gli eserciti dei condottieri da ventiepassa milioni a stagione studiano un piano per portare alla loro corte il bambino d’oro. Bastoni, il predestinato, quello già conosciuto a 16 anni, che ha stupito Gasperini, D’Aversa, Conte, Inzaghi, Mancini. Il Bastoni che ha già ricevuto, anche se in maniera informale, lo scettro di erede al trono della difesa della Nazionale da Chiellini.

Oppure Barella, il sardo Barella, il moto perpetuo del centrocampo interista e della Nazionale campione d’Europa. Quello che te lo ritrovi fuori dalle due aree quasi contemporaneamente, che non tira mai indietro il piede, Barella col sangue sempre caldo. Che piace tanto a ogni dirigente e che viene considerato tra i più forti centrocampisti di quantità d’Europa.

O Lautaro, El Toro di Bahia Blanca, nazionale argentino che vede la “Camiseta” e pare diventare il doppio, Lautaro quello che quando non segna gli viene una rabbia che gli si gonfiano gli occhi, e dopo un gol va a chiedere scusa sotto la curva a testa china, per il timore di non essere stato all’altezza dei sogni dei tifosi. Già uomo quando molti che lo criticano non sono di fatto mai usciti dall’età dell’irresponsabilità.

Giocatori di valore assoluto, che se fossero in altre squadre e venissero accostati all’Inter partirebbero i clacson. Eppure, di necessità uno potrebbe andare, e se dovesse accadere ci sarebbe da ricostruire. Perché di questo parliamo, di quei giocatori che sono la pietra angolare di quel settore di campo, che se non ci sono hai voglia a sostituirli. I reparti senza di loro non vanno aggiustati, vanno ripensati.

E al netto di chi potrebbe arrivare chi di questo giocatori farebbe meno male veder partire? La risposta giusta è: nessuno.
Allora diventa necessario partire da una prospettiva diversa: quale di questi giocatori rappresenterebbe meno un dramma sostituire?

Bastoni è l’unico mancino della difesa, il braccetto di sinistra è il suo posto naturale. Se con Conte aveva una funzione più difensiva, con Inzaghi ce lo siamo trovati anche a raddoppiare Perisic in modo che il croato potesse andare dentro al campo, o al limite dell’area avversaria, nella mattonella della mezzala, così che quest’ultima potesse andare a portare in area quella densità che è il tratto distintivo della filosofia di gioco di Inzaghi.
Forte di testa, dotato di un piede educatissimo ma soprattutto di una visione e di una sensibilità al gioco quasi disarmante per la sua età. Bastoni non è giocatore di calcio, Bastoni è calciatore e non è un caso che venga cercato da squadre di levatura planetaria. Bastoni rappresenta in toto il difensore moderno, quel prototipo di giocatore che pur giocando in difesa è presente in tutte le fasi del gioco, transizioni comprese.

Barella porta quantità e ne porta tantissima. Ma non solo, porta anche un discreto piede e la capacità di condurre il pallone dal punto A al punto B qualsiasi cosa accada. Quando ha provato la giocata e gli è riuscita è stata una grande giocata, segno che a volte non si sente di provare qualcosa di oggettivamente molto difficile, ma che la scelta corretta lui l’ha vista. Barella è un guerriero, la corte dell’Inter per strapparlo al Cagliari e i milioni investiti sono stati ben spesi, considerando che in due anni si è portato via il cuore dei tifosi che di certo non possono dire che la sua maglia non sia sudata a fine partita.

Lautaro ha delle caratteristiche specifiche particolarissime. Non è alto ma di testa è sempre pericoloso. Fuerza aerea la chiamano in Argentina, prendendo in prestito il nome che danno alle aviazioni, quella capacità di galleggiare in area e restare li, sospesi, col tempismo giusto, col movimento giusto, con la torsione giusta, per deviare un pallone verso la porta. Quando il pallone non tocca l’erba Lautaro ha quel qualcosa che ah no, guarda, ha già tirato, e tu che lo marcavi sei rimasto li, e ora puoi solo pensare a come arginarlo la prossima volta. Ma la prossima volta ti fregherà in un altro modo. In sforbiciata, mezza rovesciata, di testa, in salto, in caduta. Sulla palla vagante colpisce pulito, muovendosi con una rapidità quasi innaturale, e con una straordinaria forza nelle gambe.
Lautaro meno tempo deve gestire la palla e meglio è, se lo si allontana dall’area ha troppo tempo per pensare e lui è uno di quei giocatori guidati da un istinto che non si può insegnare, ci si nasce e non si deve chiedere scusa a nessuno. Il che lo rende specifico, forse addirittura troppo specifico, in un calcio dove la capacità di saper fare più cose è diventata “conditio sine qua non” per aspirare a certi livelli.

Considerando solo questi 3 giocatori (volutamente non ho inserito Skriniar, perché non si vendono i capitani e Brozovic, il mastro di chiavi) quale è la scelta meno drammatica?
Io penso “nessuno”, ma se dovessi scegliere un giocatore per forza tra questi 3 forse la mia scelta cadrebbe su Lautaro, che amo alla follia ma che è un attaccante, e che per una questione di ruolo è più facile da sostituire, a patto di trovare comunque un altro che possa tradurre in gol la ciclopica produzione di gioco dell’Inter, che come quantità di xG creati ha fatto il vuoto dietro di se.
Arrigo: stacce.
Sostituire un difensore è molto più complicato, soprattutto se chi arriva prende il posto di un predestinato. Sostituire Barella significa ripensare tutti gli equilibri un reparto che quando ha la disponibilità dei giocatori è già rodato ed è il vero bilancino di ogni squadra.

Solo di una cosa sono sicuro: non invidio per niente chi deve prendere questa decisione, perché sembra proprio una di quelle dove devi solo scegliere quale mina calpestare.

Di

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