Il secondo ospite dell’episodio numero due della serie “Careers” di DAZN è il numero 10 dell’Inter: Lautaro Martinez.
Durante l’intervista il centravanti ha ripercorso la sua carriera interamente partendo dalle sue avventure già da bambino. Quando giocava nei Liniers il padre lo accompagnava sempre e in quella squadra iniziò a sognare la sua carriera da calciatore professionista. L’attaccante nerazzurro racconta un bel retroscena sugli inizi della sua carriera calcistica, dicendo che prima di diventare un bomber, era un difensore proprio come suo padre, successivamente però giocò esterno poiché era più veloce, amava fare goal, ma anche perché proprio come detto dal Toro durante l’intervista: “Mio padre mi voleva attaccante”.
Rapporto con il fratello
Lautaro ha messo in evidenza una cosa che accomuna tutta la famiglia: la passione per lo sport. Il fratello ha voluto praticare basket perché da piccoli abitavano in una casa con accanto un campo da basket e da piccolo iniziò anche lui calcio, ma decise di non continuare su questa strada. Infine da poco il fratello ha firmato un contratto da professionista nel mondo del basket e il Toro si ritiene molto orgoglioso del fratello poiché lavora tanto.
Ha mai pensato di praticare uno sport diverso?
Il 10 dell’Inter è molto diretto e conciso in questa risposta, infatti dice che da piccolo si è allenato per giocare a basket, ma successivamente ha intrapreso la strada del calcio che per lui è come linfa nuova, ed è proprio per questo che è stato semplice la scelta per lui.
Esordio con il Racing
Durante questa domanda il Toro risponde così: “ un momento unico nella vita di un cacciatore. Ho esordito con un calciatore che ha fatto la storia del calcio (Milito) e oggi posso ritenerlo un mio amico, ci sentiamo sempre: mi ha sempre aiutato quando aveva bisogno e è ho imparato molto da lui. È un momento che porto sempre con me.
Sapevo l’importanza che aveva Milito per il calcio e per il Racing, Milito era uscito tra gli applausi e io avevo il sogno di uscire una volta proprio come ha fatto lui. Poi dopo tanto lavoro credo di averlo fatto e sono molto contento.”
La sua esultanza
Il suo gesto nasce con un compagno di squadra, come uno specchio, però dopo l’ha trasformata nelle corna del toro e ha continuata a eseguirla dopo i suoi gol.
A lui piace molto essere soprannominato “Toro”, questo soprannome gliel’hanno dato da piccolo, sin da quando aveva 15 anni.
Mentre l’esultanza con il mate, l’ha fatta spesso con il Tucu.
Avventura nell’ultima copa america
Questa avventura Lautaro la descrive in questo modo: “ emozione unica; perché la nazione argentina non vinceva una coppa da 28 anni, era il sogno anche di tutti, perché era un periodo difficile per tutti, ma da argentino volevo dare quella voglia di passare il momento brutto che stiamo passando con questa pandemia e di alzare la coppa al Maracanã e la vittoria sembrava scritta: un bel ricordo. Io tra i grandi bomber argentini?
Non so se è così, sono passati molti grandi attaccanti nell’Argentina, che però non hanno vinto, ma sono molto contento di aver contribuito a questo sogno per tutti noi, la coppa era importante e l’abbiamo vinta con grande calcio e spirito di squadra e Messi, nonché nostra bandiera.
La vittoria del pallone d’oro di Messi? Su di lui non posso dire niente, perché è il migliore al mondo e perché ha vinto sette palloni d’oro. La vittoria di questa coppa per lui è stata tanto importante e per questo motivo ci ha ringraziati tutti e mi congratulo con lui per questa ennesima vittoria”
La sua famiglia
Durante l’ultima foto sulla famiglia, Lautaro quasi commosso dice che questo è stato un anno difficile, e la famiglia quella che ti protegge. Per lui la famiglia è vita, ogni giorno che torna a casa non aspetta altro che vedere loro.
Durante le sue esultanze guarda sempre verso la famiglia, perché da quando è nata sua figlia, la sua vita è cambiata: è maturato tanto sia dentro che fuori dal campo, perché, infine, come dice Lautaro: “Per un calciatore la famiglia è importante”.